1.Storia della scherma in carrozzina
La nascita della scherma in carrozzina
risale al 1953 ed è immediatamente successiva a quella dello sport in generale
praticato dagli atleti disabili, quale strumento riabilitativo e di recupero
degli invalidi della seconda Guerra Mondiale, attuato dal Professor Ludwig
Guttman già dal 1948
in Inghilterra,
paese che ha dato i natali al movimento paralimpico internazionale. La scherma
in carrozzina, dunque, è sempre stata nel programma gare dei Giochi Paralimpici
estivi fin dalla prima edizione di Roma 1960 ed è stata, anche in Italia, una
delle prime discipline ufficiali del Comitato Italiano Paralimpico, praticata
già prima degli Anni '60
in seno al Centro
Paraplegici di Ostia dell'Inail, diretto dal Professor Antonio Maglio, Padre
della Sport Terapia. La scherma in carrozzina non perde minimamente l'aurea di
fascino e nobiltà che circonda questo sport. Anzi, a detta di esperti, la
tecnica impiegata da questi atleti è perfino superiore a chi ha la possibilità
di utilizzare gli arti inferiori. Questo è il risultato della particolare
posizione che gli atleti disabili assumono in pedana. La carrozzella non è
libera di muoversi, ma viene fissata a terra in posizione ortogonale alla
pedana, più o meno in mezzo alla stessa. Questo, ovviamente, impedisce di muoversi
avanti o indietro. I contendenti saranno, quindi, sempre a tiro e l'intensità
dell'incontro sarà diversa e maggiore da un match tra normodotati. Nella
scherma tradizionale, anche i più profani notano che il movimento delle gambe è
fondamentale per schivare il colpo o per affondarlo, nonché per prendere attimi
di pausa e respiri profondi. Nella versione per disabili, gli sfidanti non
hanno modo di respirare affatto: l'unica parata che dà sicurezza deve
assolutamente essere seguita da un contrattacco. Non si può indietreggiare o
prender tempo, un attimo di riflessione viene pagato molto di più che in una
competizione tra normodotati. E' questa velocità e questa mancanza di tregue
che fanno della scherma in carrozzina uno sport avvincente ed emozionante.
2.Scherma
e disabilità
Lo sport si configura come un potente
strumento per migliorare la qualità della vita non solo dal punto di vista
fisico ma anche e soprattutto da quello psicologico. Diversi studi hanno
infatti evidenziato le proprietà “terapeutiche” dell’attività sportiva
palesando come essa permetta di ottenere benefici di diversa natura.
Prescindendo da quelli di evidente ritorno, quali la migliore efficienza delle
funzioni fisiologiche ed organiche, dal punto di vista psicologico sono molti i
benefici: si va dall'accrescimento dell’autostima all'aumento della fiducia in
se stessi, dalla socializzazione all'incremento dell’autoefficacia. Lo sport
per diversamente abili fa riferimento ad una realtà in notevole incremento e si
configura come un efficace strumento per migliorare la qualità della vita. Per
un disabile, praticare uno sport è un modo per mettere in luce e sviluppare le
proprie abilità residue, incrementando anche quelle capacità personali e
sociali che permettono una maggiore espressione di sé. Non va dimenticato che
la pratica sportiva ha anche un’importante valenza relazionale e socializzante
e si configura, dunque, come un forte strumento di integrazione sociale.
Mediante lo sport è possibile effettuare un intervento su diverse dimensioni
cruciali al fine dell’incremento del benessere (evidenziando così numerosi
punti di contatto con gli obiettivi che vengono promossi dagli interventi
riabilitativi). Si fa in sostanza riferimento ad un intervento che agisca sulle
capacità residue che non mortifichi il deficit ma sviluppi le potenzialità del
soggetto. Lo sport, inoltre, permette di effettuare un intervento incentrato
sulle capacità residue dei soggetti, dunque effettuato non mortificando il
deficit ma sviluppando le potenzialità. Da un’indagine svolta a Palermo presso
la sede in cui si svolgono attività schermistiche per soggetti in carrozzina:
Villa delle Ginestre, un centro per la diagnosi, cura e riabilitazione dei
Medullolesi spinali, è emerso che sembra plausibile supporre che la scherma
offra ai soggetti la possibilità di sperimentarsi in situazioni nuove, nelle
quali sentirsi capaci e soddisfatti. Nonostante venga percepita la difficoltà
della disciplina, infatti, i soggetti sembrano dimostrare l’utilità della
scherma ai fini dell’incremento della capacità di mettersi alla prova e di
competere con se stessi e gli altri non lasciandosi abbattere dalle difficoltà:
dalle risposte fornite emerge che la pratica della scherma e la partecipazione
alle competizioni abbia contribuito ad aumentare la fiducia in se stessi ed i
sentimenti di forza e sicurezza. Ciò è molto importante poiché sembra un chiaro
segno di apertura alla possibilità di sperimentarsi in comportamenti volti all'autonomia.
3.Aspetti tecnici della scherma in carrozzina
|
Le
competizioni sono divise per arma (fioretto, spada e sciabola) e per sesso,
esattamente come quelle della scherma in piedi. La differenza sostanziale sta
nella pedana che per gli schermidori disabili fissa le carrozzine per mezzo di
ganci che scorrono su binari permettendo così l'avvicinamento o
l'allontanamento degli atleti prima dell'assalto. La distanza tra i due
schermidori viene determinata dall'atleta con il braccio più corto che, disteso
armato, deve incontrare quello armato dell'avversario in un determinato punto.
Le misure cambiano a seconda del tipo di arma. La scherma in carrozzina è
praticata soltanto dagli atleti con disabilità fisiche (amputati, paraplegici,
tetraplegici e les autres).
3.1
Le armi
Il fioretto_ E' un'arma di punta. Il bersaglio valido è il busto, se la
stoccata è portata al di fuori del giubbetto elettrico che determina il
bersaglio valido l'azione viene comunque arrestata. Il fioretto è un'arma
convenzionale, ovvero l'atleta che per primo acquisisce la priorità d'attacco
ha ragione sull'avversario, che per difendersi dall'azione offensiva
dell'attaccante, dovrà neutralizzare l'attacco con un gesto difensivo (parata),
e successivamente contrattaccare (risposta).
La spada_ E' un'arma di punta. Il bersaglio valido è tutta la parte superiore del corpo dello schermidore. Il limite inferiore del bersaglio è come quello definito per la sciabola e comprende ogni parte del corpo al di sopra di una linea orizzontale tracciata tra le due parti superiori delle piegature fra cosce e tronco dello schermidore in posizione di guardia. La parte inferiore del corpo e la carrozzina sono coperte da una mantellina elettrificata che le isola, non facendo suonare l'apparecchio elettrico. Nella spada non vige la convenzione schermistica, per cui il punto è dell'atleta che prima tocca l'avversario
La spada_ E' un'arma di punta. Il bersaglio valido è tutta la parte superiore del corpo dello schermidore. Il limite inferiore del bersaglio è come quello definito per la sciabola e comprende ogni parte del corpo al di sopra di una linea orizzontale tracciata tra le due parti superiori delle piegature fra cosce e tronco dello schermidore in posizione di guardia. La parte inferiore del corpo e la carrozzina sono coperte da una mantellina elettrificata che le isola, non facendo suonare l'apparecchio elettrico. Nella spada non vige la convenzione schermistica, per cui il punto è dell'atleta che prima tocca l'avversario
La sciabola_ E' un'arma di punta, taglio e
controtaglio. Il bersaglio valido è tutta la parte superiore del corpo dello
schermidore, delimitata da un giubbetto elettrico e da una maschera
elettrificata. La sciabola è un'arma convenzionale, ovvero l'atleta che per primo
acquisisce la priorità d'attacco ha ragione sull'avversario, che per difendersi
dall'azione offensiva dell'attaccante, dovrà neutralizzare l'attacco con un
gesto difensivo (parata), e successivamente contrattaccare (risposta).
La “Convenzione schermistica” (Applicabile solo al Fioretto ed alla Sciabola) sostiene che l’atleta che per primo acquisisce la priorità di attacco ha ragione sull'avversario che, per difendersi dall'azione offensiva dell’attaccante,dovrà cercare di neutralizzare l’attacco con un gesto difensivo (parata) e successivamente ad andare a stoccata (risposta).
4.Le categorie e i test
La “Convenzione schermistica” (Applicabile solo al Fioretto ed alla Sciabola) sostiene che l’atleta che per primo acquisisce la priorità di attacco ha ragione sull'avversario che, per difendersi dall'azione offensiva dell’attaccante,dovrà cercare di neutralizzare l’attacco con un gesto difensivo (parata) e successivamente ad andare a stoccata (risposta).
4.Le categorie e i test
Il criterio
usato per la classificazione di un atleta è prettamente funzionale: in base ad
una serie di test specifici, viene riconosciuto un livello di classificazione
grazie al quale atleti con diverse abilità, ma relativa parità funzionale,
potranno gareggiare insieme (metodo integrato). Nei test vengono effettuate
prove funzionali consistenti in una valutazione dell’abilità del busto di
flettersi, estendersi ed inclinarsi frontalmente e lateralmente con o senza
l’uso dell’arma, compiendo gli stessi gesti tecnici della Scherma.
Categorie
(Classificazione specifica per la Scherma)
Vi è una classificazione a seconda del tipo e la portata della disabilità degli schermidori. Il sistema di classificazione consente agli schermidori di competere contro altri con un analogo livello di funzionalità. La scherma ha tre classi:
Categoria C: atleti tetraplegici
Categoria B: atleti paraplegici non deambulanti
Categoria A: atleti con paraplegie basse,
deambulanti, amputati, emiplegici, spastici
Fonte immagini : www.sienafree.it , www.schermabresso.it
molto utile, approvo
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